Nasce nel 1863 a S. Alekseev - Russia- con il nome di Konstantin Seergevich  da una famiglia agiata, possedeva due teatrini privati dove fin da piccolo si diletta a organizzare spettacoli amatoriali con i fratelli.
Stanilavskij era solo un pseudonimo che  si scelse alla sua prima apparizione in pubblico. 
 
Egli è stato il grande padre del teatro del novecento ed il metodo Stanislavskij  rappresenta la grammatica elementare del teatro del novecento, in tutti i grandi maestri del teatro moderno è presente l'ombra di Stanislasvskij. Il regista assume un ruolo più complesso, più pedagogo, più creativo. Il metodo  mira a creare uomini capaci di “ospitare” in se stessi il “personaggio”, con tutti i suoi sentimenti: emozioni, pensieri, parole, respiri,paure, movimenti. E per fare ciò abbiamo bisogno di fare spazio nel nostro intimo, svuotarci del superfluo e della maschera di fango interiore, che la vita modella, implacabilmente, in ognuno di noi nel  corso degli anni .
 
§.... Stanislavskij  e “l’arte della reviviscenza”
Capita spesso, che alcuni attori ai primi approcci con il teatro, restano stupiti, meravigliati di alcuni momenti della parte che hanno rappresentato (dopo lo spettacolo o una prova), momenti in cui , indipendentemente, dalla loro volontà  hanno fatto azioni a loro estranee, in quel momento hanno avuto la sensazione che la loro personalità si annullava , la stessa battuta del copione usciva fuori senza essere “ricordata”, ma assumeva toni e colori di un’altra natura, come se in quell’istante , un’altra persona vivesse nel loro interno.
 
Sono questi i momenti di grande gratificazione per l’attore, non sa spiegarsi quali meccanismi si siano attivati nella sua psiche, e tantomeno forse ne è interessato, ma vive una sensazione magnifica, una sensazione che vale più di mille applausi o critiche feroci.
 
In quell’istante e solo in quell’istante , l’attore è  “il personaggio”, personaggio vivo con i suoi sentimenti, passioni, ansie, difetti , pregi...  non solo lo vive, ma lo trasmette! Quel momento diventa “MOMENTO VIVO”!
 
In quei momenti è il subconscio che agisce, non c’è trucco o mestiere, ma solo ISPIRAZIONE , quell’elemento folle, libero , senza condizione, il quale ci permette di “creare”, ma con il rischio di essere incontrollabile ed anche se logico ed ordinato rispetto alle “regole” dell’inconscio, può risultare illogico, non reale, non comunicativo secondo le “regole” del conscio. Questa situazione apparentemente è senza via di uscita:     il subconscio ci permette di creare , ma non essendo “controllabile” può deformare e rendere non comunicativa  (per lo scopo che ci prefiggiamo) la “creazione”!
 
Ed allora?
 
Bisogna stimolare continuamente il subconscio, elemento fondamentale per la “creazione” (ISPIRAZIONE)  facendo però “funzionare”  la coscienza e la volontà, elementi della nostra anima che hanno la facoltà di influire sui nostri processi psichici involontari (ESPRESSIONE). La soluzione è nel giusto equilibrio tra ISPIRAZIONE ed ESPRESSIONE.
 
La “creazione” deve essere cosciente e logica , perché  ciò  che è logico e cosciente produce il VERO ed il VERO porta alla convinzione, e se la “natura” crede a quello che succede nell’uomo, interviene spontaneamente ed interviene quindi il subconscio ... l’ISPIRAZIONE .
 
Se l’attore riesce a creare non solo un momento , ma infiniti “momenti vivi” , allora “RIVIVE LA PARTE”  (ARTE DELLA REVIVISCENZA) , che in definitiva significa : pensare, agire, volere, parlare, desiderare ... ESISTERE come personaggio.
 
“Sono Amleto”! Questo spesso é  il primo approccio dell’attore che vuole appropriarsi del personaggio di Amleto , ed immagina se stesso al posto di un Amleto già visto oppure inventato… Quel  IO SONO l’ha fregato!  Egli si è posto inconsapevolmente come spettatore di se stesso ed il personaggio immaginato, sebbene in tutti i particolari, è solo al di fuori di se. L’attore in questo caso ha bruciate tutte le tappe per la creazione e fallisce il suo scopo.
 
 Basta sostituire quel IO SONO con  SE IO FOSSI... quel “se” che da l’avvio all’immaginazione, alla fantasia che dorme dentro di noi ... una fantasia che non si sbizzarrisce genericamente, ma su una “circostanza data”, cioè precedentemente immaginata dall’autore ed imposta all’interprete .
Una commedia, un dramma , una qualsiasi opera teatrale è formata da innumerevoli “circostanze date” ed ognuna provoca un “se” : “... se io fossi quel tale personaggio;...se io davvero stessi vivendo quel particolare episodio ; se io ; ... se io ;...se io...
Tanti “se” che ci permettono gradualmente di creare momenti di “fantasia” , una serie di momenti che ci danno nel loro complesso “una vita immaginaria”, non una qualsiasi, ma quella del “personaggio” , di quel personaggio legato a quelle “circostanze date”  dall’autore.
 
 La coscienza è in grado di guidare il subconscio ,attraverso  l’IMMAGINAZIONE.
 
Tommaso Salvini , pietra miliare del teatro italiano del primo novecento, influenzò significativamente Stanislavskij, il suo rituale magico di recarsi a teatro circa due ore prima dello spettacolo e si truccava con estrema lentezza e pian piano si impossessava del personaggio che doveva interpretare, ne assumeva i gesti, la dizione, la psiche fino a scomparire come Salvini e rinascere come personaggio. Salvini affermava : “... il grande attore deve sentire veramente quello che immagina...”   e Stanislavskji  teneva a precisare :
“... deve sentire sempre quello che immagina sia essa la  prima o centesima rappresentazione...”
 
Immaginare la vita della parte nella sua forma esteriore (cosa già abbastanza complessa) non è sufficiente per  l’attore , ma deve soprattutto “creare” la vita interiore del personaggio, mettendo a disposizione di questo “estraneo” (il personaggio) i propri sentimenti piu’ intimi . Solo cosi’ il “personaggio” vive ! Ed allora il Teatro diventa estremamente complesso, ma dannatamente BELLO e con la T maiuscola !!!