Il Teatro... questo grande gioco

 Ed osservo con curiosità bestiale e rassegnata le 3, 4, 5 ... 15 persone che stanno sul palco che dopo aver ripetuto per la dodicesima volta quella scena, mi guardano  con giustificabile sospetto
... daccapo! Ripetere, ripetere...ripetere!
E quando tutto è standardizzato, riproducibile, copia fotostatica di un insieme di istanti aggregati ed  esplodono in un acuto corale di liberazione :
" è fatta !!!" 
ed allora e solo allora : inventare !!! 
ed allora e solo allora smontare tutto e colorare!
Dare colore alle parole, essere  una unica massa fluida disordinata,
creare una sensazione entropica!
Non un parto intellettuale costruito, ma un'esplosione spontanea di una nuova altra vita ed un'altra ancora ed ancora un'altra ... E spiego a gente assetata e curiosa, ma oramai dominate e rassegnate di un gioco oltre ogni fantasia :  Ripetere, ripetere, ripetere, standardizzare, smontare, azzerrare, inventare...  
E solo allora mi accorgo di quella gente, forse scocciata, forse incuriosita di una mia tendenza sadica e un po' folle, si lanciano messaggi con sguardi che rendono trasparente i loro interrogativi in un codice di comunicazione senza parole, ma per per quel formale senso di pudore e dipendenza, ripetono e trasformano sperando che questa volta sia l'ultima e si vada avanti ...
come è difficile comunicare con il pensiero! 
Sia che si tratti di giovani, giovanissimi o persone mature o professionisti affermati con l'hobby narcisistico del teatro,  io mi chiedo sempre : PERCHE'?
Perchè questa gente mi deve sopportare e perchè io devo sopportare loro?
Perchè questa gente invece di stare davanti ad un TV a guardare l'evento del mese o sbragata in un pub ad ascoltare musica celtica e bere birra o in una city-car con vetri appannati stretti al moroso/a di turno... sta torturandosi in un gioco sadomaso.
Perchè? 
E' forse solo il prezzo che si accetta di pagare  per il grande Gioco del Teatro?
Quel Gioco che libera dal conformismo sociale, dall'obbligo di essere prigioniero del ruolo obbligato dalla morsa sociale che ci circonda e che ci impone di essere buon figlio, paziente madre, solerte avvocato, infallibile medico, schizzato ingegnere, devota moglie o altro ancora  che sia bello, brutto, noioso o interessante non importa, ma è solo altro obbligato.
Allora perché non approfittare di questo grande gioco?
Allora perchè non giocare ad essere altro ed altro ed altri mille ancora? Non solo per quel grande desiderio narcisistico di apparire, presentarsi, offrirsi ad una platea che spia dal buco della serratura, ma per un grande benessere interno e riscoprire altri se stessi e vivere la piacevole confusione di non distinguere la vita e la favola, il dovere ed il gioco, il reale ed il sogno  e tutto sembra vero.  Il Teatro alla fine è solo un gioco, un grande gioco che permette a chi non è più un bambino di giocare ... un gioco che può creare tanti Peter Pan che non vogliono invecchiare, consumarsi nella ghigliottina sociale dei soli doveri. Un gioco, un meraviglioso gioco che per viverlo bisogna appropriarsi delle chiavi che permettono di entrare in se stessi, la combinazione per aprire il nostro io e la capacità di catturare la nostra parte che è prigioniera,sconosciuta o censurata nei nostri pensieri e solo allora saremo in grado di presentarci con altri abiti ed altre anime e allora solo allora potremo dire : Io ho giocato per davvero!
Ed è incommensurabilmente bello !