La Fera Nova, iniziativa culturale che prende spunto dalla storia dei nostri luoghi (l’Apudmontem) e dalle tradizioni e fiere che vi si svolgevano nell’antichità lungo la Via Major che passando per Casali e S.Potito, collegava Roccapiemonte a nord-ovest con l’Agro nocerino-sarnese e a sud con la valle Metelliana e Salerno.  Grazie alla prosperità, alle opportunità commerciali offerte dalla Via Major e alla costruzione del Santuario in Materdomini, nell’arco di tempo tra il 1100 ed il 1500, si svilupparono numerose attività commerciali e varie fiere: basta ricordare quella che ritualmente all’inizio di maggio ed a ferragosto si svolgeva lungo la strada che porta al Santuario di Materdomini. Quel momento era aspettato da tutti non solo per la devozione verso l’antico quadro ritrovato della Madonna, ma anche perché era il momento in cui gli antichi abitanti della zona sceglievano ed acquistavano i maialini da destinare all’ingrasso e poi alla macellazione per la consueta “provvista”. La “FERA” era inoltre l’occasione per grandi "abbuffate" di angurie e “palatelle”, era “sfogo”, del sentimento religioso con antichi balli popolari come le “tamburriate”. Tutto questo nostro bagaglio storico culturale e tradizionale oggi sta scemando e si corre il rischio di perderlo definitivamente. La Fera Nova ha lo scopo di rievocare queste antiche usanze.

L’Associazione Culturale “Via Major” o.n.l.u.s. intende, quindi, promuovere questa azione di rilievo provinciale. Siamo profondamente convinti, infatti, che il futuro stesso delle nostre città, la loro prosperità, le possibilità di investimenti ed occupazione passino attraverso la capacità di valorizzare a pieno le peculiarità di un territorio ricco di prodotti, storia, cultura molto attraenti non soltanto per i cittadini - che riscoprono il gusto antico di amare la propria città – ma anche per i visitatori che profittando di simili iniziative possano scoprire l’Apudmontem e le sue bellezze. Il Centro Storico di Casali sarà quindi in continuo fermento per i cortei in costumi d’epoca, gli spettacoli e le iniziative di animazione che i gruppi folkloristici e le varie associazioni locali realizzeranno, in modo che ciascun visitatore possa sentirsi completamente coinvolto dalla manifestazione e gli possa giungere quel messaggio anche di cultura che si vuole trasmettere.

LA STORIA

L’APUDMONTEM

Nei documenti cavensi che vanno dal VII al XII secolo è configurata topograficamente, come Apudmontem, quella zona situata nella media Valle del Sarno e chiusa dai monti Albino, Caruso, Castello di San Giorgio ed il colle detto “S. Apollinare” (conosciuto come S. Maria al Castello di Lanzara), nel cui mezzo si innalza superbo, inconfondibile e solitario il monte Solano o Lano nella cui caratteristica forma di un cono (sulla cima del quale fu costruita la Rocca di S.Quirico del 1042) e che, con inizio da Codola Vecchia, si distende per un buon tratto quasi difronte al Monte Albino in forma addirittura strana: così il De Santi nel 1905.

Infatti colui che lo guarda da Nocera Inf., lo rassomiglia ad una testuggine, libera dal guscio, la cui testa sovrasti Roccapiemonte e la coda si protenda verso la gola del Passo dell’Orco di Codola, si che il nome della località deriverebbe dalla conformazione del monte.

L’Apudmontem abbracciava quindi gli attuali Comuni di Roccapiemonte, parte di Nocera Sup. (Materdomini – Iroma e Croce Malloni), Castel S. Giorgio, Siano e le due frazioni di Mercato S. Severino: S. Eustacchio e Piazza del Galdo.

L’Apudmontem perciò, non è sinonimo della Rocca di S. Quirico, come hanno interpretato gli storici nocerini in senso restrittivo riferendolo al solo castello di Roccapiemonte, ma in senso estensivo indica tutta la zona descritta innanzi, al centro della quale si eleva il Monte Solano , monte che viene preso come punto di riferimento in tutti gli atti di vendita e di donazione dei terreni esistenti in detta zona. Ad esempio nell’anno 1039, in un atto di vendita di un terreno posto in Paterno e in S. Apollinare, si ha la conclusione: Actum Apudmontem.Tale espressione è importante in quanto sottolinea il ruolo politico – amministrativo svolto da questo comprensorio nei secoli di cui si tratta per Actus si intende la tipica circoscrizione territoriale – di solito denominata dalla città capoluogo o da una zona investita di varia importanza – che serve a ripartire funzionalmente i domini del principe, del conte o del duca come centri del fisco, dell’amministrazione o della giurisdizione, centri retti da vari actores o agentes, da notai e giudici di pace.

 Questa terminologia è presente in tutta l’area longobarda denominata Apudmontem.

Nei documenti suddetti si nota chiaramente come l’Actus stia ad indicare l’intero distretto e non soltanto il centro del monte Solano. L’Actus Apudmontis esprime dunque la sua unità, non solo per le caratteristiche idrogeologiche e orografiche e per la sua affinità di usi e costumi, ma anche per essere stato un distretto amministrativo o giurisdizionale autonomo, accanto a circoscrizioni più vaste, importanti ed antiche, quali quelle di Nocera e di Rota (Mercato S. Severino), che si denominavano rispettivamente Actus Nuceriae e Actus Rotensis: così il Vassalluzzo nella sua opera Rocca Apud Montem.

LA VIA MAJOR

Dalla Via Popilia (da Capua verso Nocera; poi sino a Reggio), nel Piano di Codola, si diramava la via “Major” (la via Maggiore) che pare corrispondesse alla Popilia nel tratto che dal Piano di Codola per Lanzara – dove si diceva a la statua (dipl. cavese del 1028) – e per San Giorgio, portava a Mercato San Severino (l’antica Rota). Dall’altro lato passando per Casali, San Potito, Crocevia e Materdomini, entrava nella valle nocerina, per proseguire, alle pendici del monte Citala presso la Torre Piliero, per Santa Lucia di Cava, Sant’Audiutore (Castello di Cava), Valico San Liberatore, fino ad arrivare a San Nicola la Palma di Salerno (attuale zona dell’Orfanotrofio)

Essendo l’unica via di collegamento fra l’Agro Sarnese e la Valle Metelliana e la costa, la Via Major acquista grande importanza commerciale e militare (nell’Alto Medioevo) e riunirà le terre meridionali e settentrionali del futuro Regno di Napoli.

Questo fece si che i territori ad essa circostanti iniziarono a popolarsi dando origine ai primi nuclei abitati dell’Apudmontem(Trivio, Taverna o Casalnuovo, Castelluccio, Paterno, Fossaluopara, S.Giorgio, Lanzara, Li Casali -oggi Casali e S. Potito-, Rimonte, Iroma, …).

In questa zona, storicamente importante anche per le lotti svoltesi, sono, quindi passati, Greci, Etruschi, Sanniti, Cartaginesi e Romani, Goti, Longobardi e Saraceni. Ed ancora si succedettero le dominazioni Normanna, Sveva, Angioina, Aragonese, Spagnola, Austriaca e Francese, fino a giungere ai fatti che hanno portato all’Italia Unita. Le popolazioni dell’intero territorio dell’Apudmontem seppero sfruttare al meglio la posizione strategicamente militare e le occasioni derivanti dai continui flussi commerciali arrivando ad essere un distretto amministrativo e giurisdizionale autonomo.

 

LE FIERE DI MATERDOMINI

L’anonimo del 1758 ed il Frate Bernardino da Lioni, attenendosi all’antica cronaca latina, fecero derivare dall’imperatore Arrigo III (1039-1056) così la giurisdizione feudale, come la massima parte dell’immunità e dei privilegi goduti dell’Abbazia.

E così il sovrano, oltre ad assoggettarle 14 famiglie le concesse <<fiera franca per 17 giorni; 8 per la festa della consacrazione della chiesa, che si celebra il  1° maggio, e 9 per la festività dell’Assunta, incominciando dalla vigilia sino a tutta l’ottava>>, ed aggiunse che <<in quel tempo si eleggeva un Maestro, che chiamavano Maestro di Fiera, il quale amministrava giustizia a quanti venivano in detta Festività.

L’imperatore Errico concesse ancora il jus ai Padri Basiliani di esigere il terratico da tutti coloro, che venivano a vendere qualsivoglia sorta di mercanzie e di viveri, così nelle sopra citate due feste, come in tutte le domeniche dell’anno, e questo jus esiste ancora in osservanza (anno 1834); però è passato in beneficio della città di Nocera si dall’occupazione militare, quando estinti i diritti feudali, dei quali l’Abate Connendatario di Materdomini era investito, passò al Comune>>.

Il Monastero, quindi, usufruiva per concessione del monarca molteplici privilegi, tra i quali si ricordano:

v     che fosse il podestà del Monastero a tenere fiera ogni anno dal 1° all’8 maggio e dal 14 al 22 agosto e di eleggere un Mastro di fiera cui spettava giudicare in civilibus e criminalibus tutti gli intervenuti alla fiera medesima;

v     che in tempo di fiera e in ogni domenica i venditori fossero obbligati a pagare una tassa di posteggio, e i beccai dovessero per tutto l’anno una parte di ogni animale macellato nel borgo di Materdomini.

Oltre il jus macellandi, competente al Monastero sul tutto il territorio di Rocca (catasto del 1749), gli spettava il diritto di osteria. Il primo consisteva nel prendere per se gli zamponi e le lingue di ogni animale mattato. Identico privilegio vantavano sempre le università componenti Nocera (Proc. Cam. Somm., n. 10233 e 10257). Il secondo era il diritto esclusivo di alloggiar forestieri, disputato al Monastero dal Barone e dai Sindaci di Rocca (Passarini), il qual Barone nel 1709 sostenne le sue pretenzioni a mano armata, ma ebbe torto dalla Regia Cancelleria.

Tocca ora, per esaurire il tema della podestà feudale, di discorrere brevemente del regolamento delle fiere, la origine delle quali è molto remota.

Specificato già il tempo nelle quali si aprivano e la loro durata, queste si svolgevano principalmente nel cortile chiamato dei Tigli, dove tuttora si ammirano dei tigli secolari, e nell’atrio del Tempio. Qui accorrevano numerosissimi dai paesi limitrofi venditori e compratori di animali bovini, suini ed ovini, di frutta, erbaggi e merci di ogni genere, e che, oltre al Mastro di Fiera, al Giudice ed al Mastrodatti (Cancelliere) di nomina abbaziale, stavano a presiederle due tra i principali cittadini, deputati dalle università di Rocca e di Nocera Corpo, per semplice omaggio all’Abate: quali delegati di diritto avevano funzioni di Maestri Grassieri.

Il primo atto sovrano concernente le fiere è quello di Giovanna I , emanato nel castello noverino il 14 giugno 1366  col quale si permise la doppia fiera annuale, franca da qualsiasi tributo e sottratta ad ogni ingerenza dei magistrati ordinari.

Giavanna II  il 13 luglio 1415, consenti la ripresa delle fiere, che non si tenevano da alcuni anni, senza dispendi del popolo. Ella stessa e re Giacomo il 1416 rinnivarono la licenza del mercato in festo Beata Virginis de mense agusti per lo spazzio di otto giorni, senza dispendio per lo Stato e pregiudizio dei diritti delle piazze della città di Nocera, dei luoghi chiamati Camarelle e Zunczi (Chiunzi?), della Terra di Angri e paesi vicini. Alfonso I il 10 giugno 1443 riconobbe questi privilegi; e conferì all’abate il potere di mettere a capo della fiera un Comestabilis o Magister Plateae, del quale poco prima ne abbiamo parlato, e nel 1444,promettendo protezione al Santuario, ribadì le concessioni precedenti relative alle fiere (…)                                                                      

 (De Santi – Studio Storico sul Santuario di Materdomini in Nocera de’Pagani, 1905)

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